PONTE DI VEJA
L'itinerario punta decisamente verso nord in direzione Sant'Anna D'Alfaedo fino al Ponte di Veja, importante area archeologica che ha permesso il ritrovamento di diversi reperti. Nel corso della storia fu visitato da diversi personaggi illustri: Dante Alighieri probabilmente vedeva davanti a sè il Ponte di Veja quando, nella Divina Commedia, scrisse di "malebolge infernali", mentre Andrea Mantegna ne richiamava l'immagine in un affresco del XV secolo. Quello che il visitatore vede, una volta giunto sul posto, è un massiccio ponte di roccia ad una arcata, dello spessore di circa 10 metri e della lunghezza di 52, sotto il quale scorre un ruscello. Il sentiero conduce dapprima sopra di esso, per poi proseguire nella zona sottostante dove potrà godere di una visione completa, ammirando il contrasto cromatico del rosso ammonitico dell'arcata con il grigio del calcare oolitco degli strati inferiori, formazione tipica della roccia in Lessinia. Il Ponte di Veja è l'architrave d'ingresso di un'immensa grotta carsica, sopravvissuta al crollo progressivo della volta centrale: i numerosi massi ammucchiati nella zona sottostante il ponte documentano questo avvenimento. Alla base del Ponte si aprono alcune grotte calcaree minori. Numerosi itinerari escursionistici attraversano il territorio circostante il Ponte di Veja, permettendo agli appassionati di trekking di osservarne anche l'ambiente naturale.Una nota particolare meritano gli studi archeologici effettuati nei dintorni, che hanno portato alla luce numerose testimonianze della presenza umana in quest'area. Dal Paleolitico al Neolitico e tutti i periodi successivi l'uomo fu assiduo frequentatore del Ponte di Veja, attratto dalla presenza delle grotte, ottimi ripari naturali, e dall'ambiente ideale per la presenza d'acqua e della materia prima, la selce, come dimostrano i ritrovamenti dello scavo nella grotta A, detta dell'Orso, di un focolare con resti di faune e strumenti litici (Paleolitico Medio). Nella parte centrale, invece, sono stati trovati reperti ascrivibili al Paleolitico Inferiore, legati soprattutto all'attività della caccia, conservati al Museo Paleontologico e Preistorico di Sant'Anna D'Alfaedo.